Con il termine “plusdotazione” si comprende una complessa costellazione di caratteristiche genetiche, personali e comportamentali (Renati R. & Zanetti M. A., 2012), che possono portare il bambino ad avere un eccezionale livello di performance in una o più aree di espressione (Marland S. P. JR., 1972): «I bambini plusdotati sono quelli capaci di elevate prestazioni, che dimostrano un’eccezionale capacità e/o un’abilità potenziale in una delle seguenti aree, singolarmente o in combinazione: abilità intellettiva generale; attitudine accademica specifica; pensiero creativo o produttivo; arti visive e dello spettacolo; capacità di leadership; abilità psicomotorie», quindi anche «tanto in settori specifici accademici, quanto in ambiti che necessitano di servizi e attività non ordinariamente offerti dalla scuola, al fine di sviluppare pienamente queste capacità». Si stima che vi siano circa 3 milioni di bambini ad alto potenziale in tutto il mondo nella fascia d’età che va dalla prima infanzia ai 12 anni.
Una definizione particolarmente utile ai fini del miglior adattamento possibile del bambino ad alto potenziale è quella data da Harrison C. (2005), secondo la quale «un bambino plusdotato è quello che possiede delle abilità significativamente superiori ai bambini della sua stessa età, e le cui abilità e caratteristiche uniche richiedono particolari attenzioni e sostegno sociale ed emotivo da parte dellafamiglia, della comunità e del contesto educativo». Tale affermazione è necessaria poiché il bambino ad alto potenziale è caratterizzato non solo da un funzionamento cognitivo particolarmente brillante, ma anche da ciò che da molti è stato definito uno “sviluppo asincrono” (Fornia G. L., Frame M.W., 2001): questi bambini, infatti, possiedono abilità intellettive superiori rispetto all’età cronologica, a fronte di una non corrispondente maturità emotivo-relazionale ed una scarsa capacià di giudizio. Si parte, in primo luogo, da una discrepanza tra il livello cognitivo (superiore rispetto alla media) e quello fisico (che è allineato all’età cronologica). Tale aspetto provoca spesso un elevato stress emotivo e disagio sociale, che può portare il bambino a non rispecchiarsi in un gruppo di appartenenza. Inoltre, può accadere che il bambino non riesca a svolgere alcuni compiti perché il livello di sviluppo fisico non glielo consente, determinando la comparsa di intensa frustrazione e senso di inferiorità. Si può parlare, dunque, di doppia asincronia, interna ed esterna o sociale: la prima si riferisce allo squilibrio inerente al mondo interno del bambino, legato principalmente alla difficoltà di comprendere a pieno alcuni pensieri complessi (ad esempio, i bambini ad alto potenziale, hanno frequenti riflessioni riguardanti la morte) e di gestirli emotivamente; la seconda riguarda le relazioni con gli altri, che sono profondamente influenzate dal fatto che i bambini ad alto potenziale si percepiscono come diversi dagli altri, non riuscendo a trovare delle similitudini e dei punti di contatto.
Un’altra caratteristica di questi bambini è la “sovraeccitabilità emotiva” (Dabrowski K. & Piechowski M. M., 1977): i bambini ad alto potenziale tendono a vivere le situazioni che suscitano emozioni in modo molto intenso, comprendendole a livello cognitivo e scorgendo collegamenti che a volte gli adulti fanno fatica a cogliere. Allo stesso tempo, a livello emotivo, fanno molta fatica a riconoscere le proprie emozioni connesse all’evento, da cui deriva la difficoltà di gestire ed elaborare quanto accaduto (ad esempio possono avere reazioni esagerate di disperazione o rabbia per un litigio o per la rottura di un oggetto importante). Ne deriva che le situazioni sono vissute in modo estremizzato, portando a inibizione emotiva (timidezza o vergogna), preoccupazioni, emozioni di panico, stati depressivi o ansiosi con sentimenti di solitudine e apprensione per gli altri. Nel bambino ad alto potenziale, però, ci sono altri livelli di sovraeccitabilità, che possono rendere di difficile gestione le sensazioni e le emozioni che ne conseguono:
Sovraeccitabilità psicomotoria: presenza di eloquio accelerato, attività atletiche intense, incapacità di stare fermi in situazioni vissute come spiacevoli e reazioni fisiche immediate in situazioni di stress (ad esempio strappare un foglio quando viene fatto un errore in un disegno);
Sovraeccitabilità dei sensi: necessità di contatto fisico, di ricevere carezze o di essere al centro dell’attenzione; questo comportamento viene indicato spesso come infantile ma è una manifestazione di una richiesta di sostegno in un momento di difficoltà;
Sovraeccitabilità immaginativa: i bambini manifestano in sogni, incubi o nella creazione di eventi immaginati, la loro capacità di associare immagini e impressioni mentali;
Sovraeccitabilità intellettuale: situazioni in cui i bambini plusdotati rispondo al loro bisogno di conoscenza, ponendo domande continue e richiedendo conoscenze nuove in maniera incessante.
La plusdotazione cognitiva, dunque, porta con sé aspetti positivi ma anche aspetti negativi (Zanetti M. A., 2017):
Punti di forza:
Imparano in fretta e facilmente
Sono abili nel ragionamento astratto e nel pensiero critico
Mostrano alta competenza verbale
Hanno un alto livello di energia
Manifestano un acuto senso dell’umorismo
Possiedono un’insolita immaginazione
Puntano alla perfezione
Manifestano spirito di indipendenza e anticonformismo
Hanno un’alta consapevolezza di sé
I rapportano preferibilmente a ragazzi più grandi o ad adulti
Punti di debolezza:
Si annoiano facilmente e si sentono spesso frustrati
Detestano la ripetizione
Risentono degli atteggiamenti negativi degli adulti verso l’intelligenza
Dominano le discussioni
Spesso non sanno ascoltare
Soffrono l’inattività e la mancanza di sfideUsano l’umorismo in modo improprio o per attaccare gli altri
Provano frustrazione quando il loro umorismo non viene capito
Sono considerati “bizzarri”
Si sentono frustrati
Temono il fallimento
Sfidano e interrogano in modo indiscreto
Manifestano un comportamento ribelle
Sono a rischio di isolamento sociale
Bassa autostima dovuta alla percezione della differenza dai pari come negativa
Vengono considerati esibizionisti
L’asincronia e l’ipereccitabilità rendono spesso complessa e difficoltosa la relazione con questi bambini, sia da parte degli adulti, sia da parte dei pari. I primi possono far fatica a comprendere cosa stia accadendo, soprattutto nel momento in cui gli stimoli scatenanti la reazione emotiva e comportamentale non sono di facile individuazione; i secondi sono interessati ad argomenti che il bambino plusdotato considera banali, in contrapposizione ai loro interessi peculiari, difficilmente condivisi dagli altri. A causa dell’assenza di condivisione e comprensione, essi possono sentirsi inadeguati o rifiutati dal gruppo dei pari e dagli adulti. Nei casi limite, i bambini ad alto potenziale possono percepire un alto livello di insoddisfazione e incomprensione nel rapporto con gli altri tanto da arrivare a isolarsi e a rinunciare alla relazione. I difficili rapporti con gli altri bambini potrebbero far aumentare la gravità dei sintomi di tipo emotivo, che a loro volta possono rendere i bambini plusdotati maggiormente suscettibili a sviluppare un vero e proprio disturbo, sia internalizzante (ansia e depressione) che esternalizzante (Disturbo Oppositivo Provocatorio).
Se tuo figlio possiede alcune di queste caratteristiche puoi effettuare una valutazione diagnostica per accertare l’eventuale presenza di un quadro di Alto Potenziale Cognitivo.